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LE PROVE
NELLA PREISTORIA

La mia intenzione è quella di dimostrare l'esistenza aliena sulla Terra, e per farlo passerò ad illustrarvene le prove fisiche. Per la prima volta troverete inconfutabili evidenze e precise informazioni sulla loro provenienza, storia e collocazione. Potrete insomma, farvi un'idea della realtà e trarre le conclusioni a cui sono giunto anch'io.
Il viaggio parte dalla notte dei tempi...

Bigge Island (Australia)

Le tracce più antiche di "presenza aliena" sul nostro pianeta si trovano in Australia, un continente le cui rocce si sono formate nel Precambriano (4,6 miliardi di anni fa). In poche parole, se su queste rocce troveremo evidenze aliene, occorrerà seriamente rivedere la teoria dell'antropogenesi. E infatti, eccole lì, in bella mostra a Bigge Island, a nord dell'Australia. Si tratta di una serie di grotte recanti alcune pitture rupestri risalenti al Paleolitico Superiore (40.000 - 50.000 anni fa). Li hanno fatte i lontani progenitori degli Aborigeni  per tramandare il ricordo dei "Wandjina" (Il Tutto) e di quando uno di loro, Djamar, discese dal cielo su "Tjurunga" (la tonante), un mezzo a forma di sigaro luminoso e fragoroso. Ancora oggi, quel fragore, anticipato da un forte vento, preannuncia la sua presenza. e la venuta della "divinità" fra gli aborigeni. Dove atterra Tjurunga non cresce più niente, il che presuppone una tecnologia pericolosa per gli umani.
Sotto potete vedere una moderna raffigurazione del velivolo con i suoi 7 propulsori a vortice, realizzato su un bastone di legno. Ebbene, queste navi dalla tipica forma di sigaro, sono state avvistate su tutto il globo, e pure oltre.

Tjurunga 

Sorpresi? D'altronde in pochi possono permettersi di visitare l'Australia, figuriamoci raggiungere Bigge Island. Per fortuna oggi c'è il web, foto e informazioni viaggiano veloci, comprese le leggende aborigene. I loro sciamani, in preda ai fumi di "duboisia hopwoodii", una pianta dalle proprietà allucinogene, spesso raccontano di aver assistito a rapimenti alieni, compresi i ben noti esperimenti medici.
Le caverne di Bigge Island furono scoperte nel 1837 dall'esploratore e massone portoghese George Grey, ma fu il ricercatore svizzero Erik Von Daniken che per primo riconobbe quei volti alieni.

Bigge Island (Australia)

Più recentemente, in una grotta di una fitta foresta di Hoshangabad (stato del Madhya Pradesh, India Centrale), sono state rinvenute delle eccezionali pitture rupestri raffiguranti un sicuro evento alieno. Il sito, vecchio di almeno 10.000 anni, posto fra i villaggi di Iam e Gotitola, ha permesso ad un gruppo di antropologi, coasiuvati dalle tribù locali, di osservare e fotografare la raffigurazione di un essere spaziale in tuta spaziale in uno scenario di dischi volanti. L'archeologo locale, Wassim Khan, sostiene che le figure sono del tutto anomale rispetto a quelle scoperte in zona, mentre Jay Riyad Bhagat si dice certo di trovarsi dinanzi alla raffigurazione di un rapimento alieno avvenuto nella preistoria, avvalorato dalle storie locali sulle abductions.

Pitture Rupestri di Hoshangabad (India)

Sull'altopiano del Tassili, in pieno deserto algerino, troverete queste altre pitture rupestri risalenti al Paleolitico. Arrivarci è un'avventura, occorre affidarsi alle guide del deserto ed ai loro asinelli. Se riuscirete ad arrivare nella zona di Jabbaren, e ci riuscirete solo a piedi, troverete queste scene inequivocabili: gli "Dèi dalla testa rotonda" e il "Diavoletto del Tassili", così chiamato a causa delle sue corna. La loro coperta, pare, sia avvenuta nel 1933 ad opera del tenente Charles Brenans, comandante sul posto di Djanet, il quale ne parlò all'esploratore francese Henri Lhote.

Pitture del Tassili (Algeria)

L'Antico Egitto intanto continua a riservarci sorprese scavo dopo scavo. Se per esempio osserviamo la cosiddetta "Lampada di Dendera", ci rendiamo subito conto di quanto sia simile ad una lampadina del XX secolo. Eppure il bassorilievo in questione, che si trova nel Tempio di Hator, risale alla IV dinastia (4.500 anni fa). I detrattori si sono sforzati di vederci uno stilizzato fiore di loto con un serpente...beh, scegliete voi a cosa sia più somigliante, considerando che esso poggia su uno "Djed", un presunto marchingegno elettrico con tanto di scatola del quadro.

Lampada di Dendera

Un altra evidenza di presenza aliena nell'Antico Egitto la troviamo nei geroglifici di Abydos, in bella mostra nella Sala del Tempio di Seti I. Da subito, chiunque può individuare la forgia di un elicottero, di un sottomarino, di un'astronave e di un aereo supersonico. I soliti detrattori parlano di "pareidolia", una sorta di inganno visivo, ma se così fosse, perché vediamo chiaramente anche una vespa ed altri comunissimi geroglifici? Anche qui vi lascio con il beneficio del dubbio.

Geroglifici di Abydos

L'Italia non sta certo a guardare ed il suo contributo lo ha dato eccome. La Val Camonica della provincia di Brescia conserva orgogliosamente una serie di petroglifi risalenti all'Epipaleolitico, fra l'VIII ed il VII secolo a.C. Fra loro, ne spicca uno rinvenuto sul territorio di Ceto. Esso mostra due figure simili ad astronauti con tanto di casco ed oggetti non riconducibili ad alcun reperto preistorico.

Petroglifi in Val Camonica (BS)

Più recente e fonte di diverse ipotesi è invece il Menhir del Musiné, in provincia di Torino. Risalente al Neolitico, probabilmente eretto da tribù celtiche, mostra un ulteriore scenario extraterrestre. Gli esperti ipotizzano che si tratti di una rappresentazione in 3 fasi solari di un sacrificio umano, e ciò sarebbe plausibile se non fosse che il monte Musiné è uno dei luoghi dove il paranormale è di casa. Per cominciare, si trova sulla "Linea del Drago", una linea retta immaginaria che collega idealmente i santuari dedicati all'Arcangelo Michele. Esso è un vulcano spento fortemente carico di elettromagnetismo benefico per l'anima. Più di una volta gli abitanti del circondario hanno potuto ammirare o fotografare spericolate evoluzioni di velivoli alieni.

Menhir del Musiné (TO)

Un'altra civiltà che ci ha fornito molti spunti in chiave aliena è quella assiro-babilonese. Guardate il bassorilievo sottostante raffigurante il dio solare Shamash (3.000 a.C.) e che si trova al British Museum, notato niente? La divinità reca in mano lo stesso misterioso oggetto dell'astronauta della Val Camonica. Le celebrazioni in onore di Shamash avvenivano il 25 dicembre...non abbiamo già conosciuto una data simile? Comunque, il maggior impulso nella ricerca presso questa civiltà lo ha fornito lo scrittore azero Zecharia Sitchin, le cui teorie sugli "Antichi Astronauti" ci parlano di divinità mesopotamiche creatori dell'umanità e provenienti da altre stelle, esseri che gli Ebrei chiamavano "Elohim" ed i Sumeri, "Annunaki". La loro provenienza sarebbe, per Sitchin, il pianeta "Nibiru", un presunto pianeta extrasolare con un'orbita molto ellitica della durata di 3.600 anni. Una delle sue 7 lune, in passato avrebbe impattato con Tiamat, un pianeta fra Marte e Giove, e dal quale si sarebbe generata la nostra cara Terra.
Gli Elohim sarebbero giunti qui 450.000 anni fa alla ricerca di oro, metallo essenziale per riparare l'atmosfera del loro pianeta. A tale scopo avrebbero generato geneticamente la razza umana, incrociando la loro razza con l'Homo Erectus, da utilizzare come minatori. Sitchin avrebbe rintracciato perfino una guerra nucleare fra diverse razze aliene avvenuta sulla Terra intorno al 2.024 a.C., causa, fra l'altro, della distruzione della città di Ur.
Se hai ancora dubbi, guarda le altre prove storiche più recenti.


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