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OOP

(Out Of Place Artifact)

Gli OOP, o OOParts, per definizione data dal criptozoologo Ivan T. Sanderson, sono una categoria di oggetti che sembrerebbero avere una difficile collocazione storica, in quanto anacronistici. Si tratta di oggetti archeologici o paleontologici che, secondo ciò che sappiamo del passato, non sarebbero potuti esistere nell'epoca a cui le analisi li collocano.
Col tempo, sono stati rinvenuti diversi oggetti simili in giro per il mondo e ciò ha contribuito alla nascita della cosiddetta "Archeologia Misteriosa, o "Pseudoarcheologia".

La pila di Baghdad

Fra questi oggetti troviamo la la Pila di Baghdad, datata fra il 247 a.C. ed il 224 d.C., una dozzina di esemplari risalenti alla dinastia dei Parti in Persia e conservati nel Museo iracheno di Baghdad. Lì li notò il tedesco Wilhelm Konig che, tornato a Berlino, stampò un libretto sostenendo che l'oggetto poteva essere un'antica cella galvanica utilizzata per placcare in oro oggetti in argento. Sono delle giare di ceramica contenenti una guarnizione di metallo che avvolgeva un cilindro in ferro che a sua volta aveva un tappo in asfalto. Il cilindro non era a tenuta stagna pertanto, permetteva ad una soluzione elettrolitica, costituita da un liquido acido, di giungere a contatto con la barra di ferro e produrre energia elettrica come una moderna batteria. Per la soluzione si ipotizza l'uso di aceto, succo di limone o d'uva.
Le conclusioni di Koenig vennero confutate dal dott. St. John Simpson, del dipartimento del Vicino Oriente del British Museum il quale propose una data più recente. Il dato lo suppose dallo stile della ceramica più simile a quela Sasanide (224 - 640 d.C.), sempre sotto la dominazione persiana.
La mancanza di fili e la presenza del tappo in asfalto che isolerebbe completamente il cilindro di rame fanno escludere l'ipotesi di una batteria propendendo per l'ipotesi dell'uso galvanico, un metodo comunque scomodo per farlo poiché la giara dovrebbe essere aperta di frequente per la sua manutenzione.

Le Sfere di Klerksdorp

Altri OOP potrebbero essere le Sfere metalliche di Klerksdorp, rinvenute negli anni '80 in Sudafrica dai minatori di Wonderston nelle miniere d'argento. Ne sono state trovate circa 200, dal colore blu acciaio con riflessi rossastri. Misurano intorno ai 7 centimetri di diametro e all'interno contengono fibre color bianco. La loro composizione pare sia una lega di nichel e acciaio, principalmente di origine meteorica. Al centro presentano 3 linee parallele, ma la cosa che lascia fortemente stupiti è il fatto che siano state ritrovate in uno strato geologico risalente a quasi 3 miliardi di anni, un era in cui, per l'odierna scienza, non dovevano esserci nemmeno forme di vita intelligenti. Le sfere recano il nome del museo di Klerksdorp, nel quale erano conservate.
Una delle sfere reca una sola linea che la fa somigliare a Giapeto, l'ottavo satellite di Saturno, e questo ha scatenato la nascita di teorie extraterrestri sulla loro origine.
Secondo Roelf Marx, sovrintendente del museo, le sfere costituiscono un mistero. Trovate nella pirofilite scavata vicino Ottosdal, un minerale secondario, denominato fillosilicato di alluminio, caratterizzato da una certa morbidezza, mentre le sfere non si riusciva a scalfirle nemmeno con una punta d'acciaio.

Il Geode di CosoIl Geode di Coso ai raggi X
Altro OOPart, è il Geode di Coso. Un Geode è una cavità interna ad una roccia ignea, di forma sferica, rivestita di cristalli. Ebbene, il 13 febbraio 1961, nei pressi di Olancha (California), ne rinvennero uno alquanto strano. I tre cercatori di pietre rare, Wallace Lane, Virginia Maxey, e Mike Mikesell, proprietari di un negozio di gemme, si recarono sul massiccio di Coso a caccia di pietre interessanti. Dopo un paio di giorni di perlustrazione, portarono il bottino a casa e cominciarono ad aprire alcuni geodi. La lama di diamante che stavano usando improvvisamente si ruppe contro qualcosa di molto duro. Dentro al geode vi era un oggetto stranissimo rivestito in porcellana e circondato da filamenti di rame; all'interno, un corpo metallico. Cos'era? I tre si affidarono ad un geologo che lo fece risalire a 500.000 anni indietro. Sembrava una moderna candela elettrica con sopra una strana molla. Sulla parte esterna presentava incollate anche delle conchiglie fossili. Il misterioso manufatto ridiede nuovo impulso alle leggende sull'esistenza di Atlantide e Mu, e in seguito, fu analizzato da Ron Calais, collaboratore del noto scrittore di paranormale, Brad Steiger. E' grazie a Calais se oggi ne abbiamo qualche foto, poiché l'oggetto svanì misteriosamente. L'unico superstite dei tre si è trincerato in un totale silenzio e non ne vuole più parlare.

Il Meccanismo di Antikythera
Il Meccanismo di Antikythera, è forse l'oggetto più straordinario fra gli OOParts, vediamo di cosa si tratta. E' un congegno meccanico di tipo astronomico datato fra il 150 ed il 100 a.C. Pare che in origine fosse stato calibrato a partire dal 23 dicembre 178 a.C. E' ritenuto oggi il calcolatore meccanico più antico conosciuto, un sofisticato planetario mosso da ruote dentate e serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e, secondo un recente studio pubblicato su Nature, anche le date dei giochi olimpici. Fu rinvenuto nel relitto di Antikythera, tra i resti di un naufragio avvenuto nel secondo quarto del I secolo a.C. nei pressi dell'isola greca di Cerigotto, grazie alla segnalazione di un gruppo di pescatori di spugne. Avevano infatti avvistato, alla profondità di 43 metri, il relitto di una nave mercantile romana adibita al trasporto di oggetti di prestigio, tra cui statue in bronzo e marmo.
Il meccanismo presentava ovvie tracce di corrosione ed inglobato in una serie di calcificazioni marine, e con il tempo si era frammentato in diverse parti, ma tale Spiridon Stais, nel 1902 la esaminò ed osservando quelle ruote dentate in bronzo della misura di una moneta, recanti iscrizioni, comprese subito che si trattava di un meccanismo complesso. L'oggetto sembra contenere componenti e concetti troppo avanti per il periodo storico a cui appartiene.

La mappa di Piri Reis
La Mappa di Piri Reis, è una pergamena di pelle di gazzella conservata nella Biblioteca del Palazzo di Topkapi di Istanbul, dove il 9 ottobre 1929 fu rinvenuta dal teologo Gustav Adolf Deissman, poiché il governo turco gli aveva chiesto di catalogare i preziosi libri. E' parte di un documento più ampio e rappresenta i continenti che si affacciano sull' Oceano Atlantico, mostrati in un periodo talmente antico che sembra impossibile che esista.
La mappa reca una scritta:
"Composta dall'umile Pir figlio di Hajji Mehmet, noto come nipote per parte di padre di Kemal Re'is - possa Dio perdonarli - nella città di Gallipoli, nel mese sacro Muharram, nell'anno 919 dell'Egira (marzo-aprile 1513)".
La mappa venne quindi realizzata dal capitano Ottomano Piri Re'is (Ahmed Muhiddin Piri), per essere offerta al Sultano Selim nel 1517. Si pensa che l'abbia disegnata attingendo da mappe come quella di Cristoforo Colombo, cosa affermata dallo stesso Re'is ch lo ha scritto nella parte centrale. Ma se mostra i continenti americani uniti all'Antartide, e quest'ultima priva di ghiacci, la cosa si fa molto interessante. Nel VI secolo giravano misteriose mappe antiche e dalle quali lo stesso Colombo avrebbe attinto? Se si, da dove venivano e chi poteva averle tramandate? Si mormora che la meravigliosa Biblioteca di Alessandria d'Egitto possedesse questi ed altri reperti, ma com'è noto, un incendio l'ha devastata fra il 48 a.C. ed il 642 d.C.
L'antico documento sarebbe stato razziato dopo la cattura di 7 navi spagnole al largo di Valencia ed ottenuto da un prigioniero castigliano che aveva accompagnato Cristoforo Colombo nei suoi viaggi, poi completata dallo stesso Reis con informazioni ricavate da "gli antichi re del mare". Piri Re'is la presentò al sultano Solimano il Magnifico che lo ricompensò con la promozione ad ammiraglio.
La mappa risulta impossibile poiché l'altro frammento mostra anche una parte del Nord America, inoltre in Antartide vi sono disegnati animali che non potevano esserci in quel tempo, come l'alce che, secondo i studi climatici, poteva esistervi solo 100.000 anni addietro!
I detrattori tagliano corto dicendo che la parte sinistra della pergamena mostra le convinzioni dei navigatori del tempo, con confini delle americhe imprecisi ed animali mitologici.

La colonna di Ashoka
La Colonna di Ashoka, è un altro OOParts estremamente interessante. Si trova a Delhi (India), è fatta totalmente di ferro che, nonostante siano trascorsi 15 secoli dalla sua realizzazione, non presenta alcun segno di ruggine, un vero mistero.
È alta ben 7 metri e 21 centimetri, pesa 6 tonnellate ed ha un diametro alla base di 41 centimetri. Probabilmente eretta da Chandragupta II Vikramaditya, risale almeno al 423 d.C. e, sebbene costantemente esposta al clima monsonico, non arrugginisce.
In origine si trovava in un luogo noto come "Vishnupadagiri" (collina dell'impronta di Vishnu), una località rinomata durante l'impero Gupta per i suoi studi astronomici avanzati, dovuti anche al fatto che la collina si trovava sul Tropico del Cancro. La colonna infatti, al solstizio d'estate (21 giugno), proiettava un'ombra che cadeva nella direzione del piede di Anantasayain Vishnu. Successivamente, quando Qutb-ud-din Aibak distrusse i templi preesistenti per edificare il Qutb Minar e la moschea Quwuat-ul-Islam, la colonna venne preservata, e la moschea fu eretta intorno ad essa. L'iscrizione che reca ricorda che venne realizzata in onore di Vishnu e in memoria di Chandragupta II.
Per entrare di diritto nella categoria delle OOParts dobbiamo analizzarla più a fondo. Il ferro che la compone è puro al 99,72%, una percentuale presente solo negli odierni manufatti (99-99,80%), ma a differenza di questi, non presenta manganese e zolfo ed è rivestita da una patina di ossido protettivo. Più precisamente, grazie alle analisi del professor Ramamurthy Balasubramaniam dell'ITT (Istituto Indiano di Tecnologia), sappiamo che non arruginisce grazie alla purezza del ferro, che contiene un'insolita elevata percentuale di fosforo, il quale, col tempo, avrebbe favorito la formazione per catalisi di uno strato protettivo superficiale (misawite), un composto di ferro, ossigeno e idrogeno spesso 5 centimetri. Tale opera, se consideriamo che la prima grande fonderia sarebbe sorta almeno 400 anni dopo, e che tutt'oggi non siamo in grado di ottenere questa purezza se non in minime quantità e a costi elevatissimi, avvolge la colonna di Ashoka in un fitto mistero. Il popolo indiano infatti, si specializzò nella metallurgia nell'eta del rame. Fra il 2.500 e il 4.000 a.C. cominciarono ad usare comunemente oro, argento, rame, bronzo e ferro, e furono i primi a produrre zinco per uso commerciale.

La fortezza di Sacsayhuaman
La fortezza di Sacsayhuaman, nella regione di Cuzco (Perù), presenta delle mura ciclopiche di porfido e andesite impossibili da realizzare per l'epoca (1438 - 1500 d.C.). Essa si trova ad un'altitudine di 3.700 metri ed ha una ragguardevole estensione di 3.093 ettari (31.000 mq circa).
Per quanto noto, la sua costruzione cominciò durante il regno di Pachacutec, continuò con Tupac Yupanqui e si concluse con Huayna Capac. I lavori per costruire questa fortezza a forma di grande testa di puma, durarono 70 anni e furono realizzati impiegando 20.000 lavoratori, fino all'arrivo dei "conquistadores" che razziarono numerose pietre per costruire case e chiese.
Ciò che ancor oggi colpisce è la precisione dell'intaglio delle pietre; fra una e l'altra non passa nemmeno la lama di un coltello. La muraglia principale è formata da enormi pietre alte 5 metri e larghe 2,5, del peso fra le 90 e le 120 tonnellate. Come avrebbero mai potuto sollevarle?
Sebbene il sito sembri una fortezza, moderni studi hanno accertato che si trattasse di una costruzione con funzioni cerimoniali, una "Casa del Sole" dedicata al culto solare.

Numerosi altri oggetti vengono considerati OOParts come Le Pietre di Ica o il Vaso di Dorchester, ma da tempo la Scienza ha svelato il loro mistero e per questo non ne parleremo.

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