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IL PHILADELPHIA EXPERIMENT

(Philadelphia - 28 ottobre 1943)

USS Eldridge (1944)L'Esperimento Filadelfia, fu uno scellerato esperimento condotto al Philadelphia Navy Yard, a Norfolk-Newport News ed in mare aperto, dall'U.S. Navy (la Marina Militare Statunitense). L'esperimento, coperto da un elevato grado di segretezza, fu attuato sul cacciatorpediniere USS Eldridge DE 173 completo di equipaggio.
Nel 1955 la notizia ha cominciato a trapelare, e lo ha fatto per voce di Morris K. Jessup, un astronomo e selenologo (esperto sulla Luna) con la passione per l'ufologia. Esperto del Triangolo delle Bermude ed autore di libri ufologici, Jessup raccontò, sulla base di informazioni ricevute da fonti riservate, che il Philadelphia Experiment consisteva nel generare un campo magnetico estremamente intenso a bordo dell'Eldridge e tutto intorno ad esso, attraverso l'impiego di una coppia di generatori magnetici pulsanti di tipo navale detti smagnetizzatori (Degausser). I due generatori vennero posti rispettivamente a prua e a poppa della nave. Il forte campo elettromagnetico generò intorno alla nave una nebbiolina luminosa verdognola fino a farla scomparire insieme all'intero equipaggio. Particolare inquietante, rimase visibile la sola linea di galleggiamento, come se la nave fosse ancora presente in acqua. Successivamente, testimoni dichiararono di aver visto apparire e scomparire il cacciatorpediniere a Norfolk (Virginia) per pochi secondi, per poi ricomparire all'arsenale di Philadelphia. Un membro dell'equipaggio aggiunse dei particolari: disse che l'esperimento avvenne in mare e che, a seguito della generazione del campo magnetico, si formò una sorta di campo d'invisibilità sferoidale, schiacciato ai poli, che si estendeva per un centinaio di metri a partire dalle fiancate del natante. All'interno della sfera, sarebbe stato possibile notare la depressione che la nave formava nell'acqua ma non la nave, in quanto invisibile. I ricercatori avrebbero aumentato progressivamente l'intensita del campo magnetico, fino a che alcuni membri dell'equipaggio avrebbero iniziato a svanire. Molti di loro vennero ricoverati d'urgenza in ospedale, altri morirono poco dopo, altri riportarono gravissimi danni neurologici permanenti, altri invece subirono un acuirsi dei sensi o svilupparono facoltà psichiche straordinarie, come fenomeni spontanei di invisibilità.
Il dott. Jessup sostenne che l'esperimento fosse un'applicazione pratica della celebre Teoria dei Campi Unificati di Albert Einstein, e rivelò che l'intera faccenda gli venne riferita da Carlo Miguel Allende, alias Carl M. Allen, un presunto membro di quell'equipaggio sopravvissuto grazie al fatto di essere sull'altra nave, la S.S. Andrew Furuseth. Presente ci sarebbe stata anche un terza nave, la S.S. Malay. Secondo quanto riferito dal dott. J. Manson Valentine, sovrintendente onorario del Museo di Scienze di Miami, membro del Consiglio di Ricerca del Bishop Museum di Honolulu, nel 1956, Allende avrebbe scritto una lettera al dott. Jessup a proposito del suo libro degli UFO, iniziativa che avrebbe portato i due ad iniziare una fitta corrispondenza epistolare. Nella sua prima lettera, Allende raccontò due inesplicabili e terrificanti fenomeni a cui avrebbe assistito, anche dopo l'esperimento: lo "sbiancamento" o invisibilità ed il "congelamento" o blocco, una sorta di paralisi totale definita dai marinai "un inferno incorporato", risolvibile solo nel momento in cui qualcuno avesse toccato il malcapitato. In questa condizione, il soggetto non sarebbe stato consapevole del fluire del tempo. Allende raccontò anche di un membro dell'equipaggio che di fronte a moglie e figlio e a due commilitoni, avrebbe attraversato una parete della propria dimora senza fare più ritorno, altri sarebbero impazziti o svaniti nel nulla. Un marinaio mentre stava trasportando alcune bussole avrebbe preso improvvisamente fuoco e chi lo ha soccorso, toccandolo avrebbe preso fuoco anche lui. Si narra perfino di una rissa in un bar con i protagonisti che appaiono e scompaiono.
Nella seconda lettera Allende avrebbe rivelato che quella tecnologia impiegata avrebbe potuto aprire la strada a rivoluzionari sistemi di propulsione aerospaziali in gradi di far compiere viaggi interstellari, un sistema in grado di curvare il continuum spazio-temporale. Jessup si sarebbe offerto di sottoporsi a regressione ipnotica o pentothal mentre la Marina Militare statunitense avrebbe sempre negato di aver condotto quegli esperimenti. Tuttavia, la faccenda puzza e non poco poiché a metà dell'aprile del 1959 il dott. Jessup scrisse al dott. Valentine di aver finalmente chiarito il mistero del Philadelphia Experiment redigendo una relazione preliminare da sottoporgli. Il 20 aprile il dott. Valentine lo invitò a cena per parlarne, ma jessup a quella cena non arrivò mai. Lo trovarono senza vita a Matheson's Hammock, in un parcheggio della Dade County di Miami, nella sua macchina con il classico "suicidio" col gas di scarico. Nell'autovettura non vennero rinvenuti documenti. Che fine fecero?
Il col. Philip James Corso, funzionario dell'O.S.S. (Office of Strategic Services), durante la Seconda Guerra Mondiale fu capo dell'Intelligence delle Forze Alleate di stanza a Roma con il compito di riorganizzare i servizi segreti italiani nell'immediato dopo-guerra, nonché detentore di segreti classificati sul caso dell'ufo crash di Roswell. Ebbene, Corso sostenne che per l'Esperimento Filadelfia non fu utilizzato l'Eldridge, bensì il dragamine IX97. L'intento dell'esperimento, continua Corso, sarebbe stato quello di eludere le mine naziste da fondale, ma l'energia prodotta generò effetti imprevedibili: corpi smaterializzati, altri drammaticamente fusi con la carenatura della nave.

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